30
Dicembre
2021

Tinture antiche

La storia della tintura

Tinture antiche, come si coloravano i tessuti nelle epoche passate?

 


Quella della tintura è un’arte antichissima, nata in India attorno al XXX secolo avanti Cristo, quando le spezie iniziarono ad essere utilizzate, dopo un’attenta e accurata lavorazione, per tingere i tessuti. Da quegli anni ad oggi sono stati fatti innumerevoli progressi: siamo passati da colorazioni naturali applicabili solo a tessuti naturali, come il lino, il cotone e la seta, a tinture chimiche che possono essere utilizzate, sotto forma di bagno liquido – i coloranti sono sciolti nell’acqua nella quale i tessuti vengono immersi.

Ma come è cambiata, nel corso del tempo, la pratica delle tinture? E cosa veniva utilizzato per colorare i tessuti? In questo articolo ripercorriamo la storia delle tinture antiche, guardando ai prodotti naturali che sono stati, nel corso degli anni, i protagonisti di uno dei processi più affascinanti.


La storia delle tinture antiche



Ricostruire in modo dettagliato la storia delle tinture antiche è un’operazione quasi impossibile che necessiterebbe l’analisi chimica dei malmessi brandelli di tessuto che sono giunti fino a noi: quello che sappiamo è che, almeno inizialmente, tra i Greci, i Romani e i Fenici, venivano utilizzati soltanto i colori primari nella loro tonalità più netta poiché non si conosceva ancora il modo per dare vita alle colorazioni intermedie o più tenui.

Tra i primi colori che possiamo identificare con chiarezza vi è la porpora di Tiro, uno dei pigmenti che ha impresso la propria orma sulla storia dell’umanità: impiegata principalmente dai Fenici, i grandi tintori del XV secolo avanti Cristo. Si trattava di una tonalità di rosso brillante e costoso, tanto da diventare il simbolo degli aristocratici e degli imperatori romani.
Per ottenere la porpora di Tiro era necessario un lungo e dettagliato procedimento: il murice spinoso veniva messo a macerare in tinozze in piombo riempiti con abbondante acqua salata, così da ottenere un liquido tendente al giallo il quale, dopo essere stato esposto al sole assumeva il tradizionale e vivido color porpora.
Il costo della porpora di Tiro era però eccessivamente alto, tanto che, col passare degli anni, cadde in disuso, sostituita da imitazioni a basso costo, come il color malva prodotto a Perkin grazie ad un procedimento sintetico.

L’altro colore di estremo pregio era l’Oltremare di Tiro, nato da un procedimento analogo a quello richiesto per la produzione del porpora di Tiro: c’era bisogno, però, di due molluschi diversi, il primo che dava il colore rosso e il secondo che regalava al tessuto una singolare sfumatura bluastra.

Insetti, molluschi, piante e fiori furono, in modo simile a quanto detto sopra, i protagonisti della storia della tintura dei Greci e dei Romani. Sembra, tra l’altro, che possedessero una gamma non troppo limitata di colori, tra i quali il giallo, il blu, l’azzurro e il rosso oltre ai tradizionali bianco e nero.
Per la produzione del colore rosso i Romani utilizzavano un bagno di colore estratto da un insetto, la cocciniglia.
Tutto sommato, però, le tecniche di tintura ed i pigmenti utilizzati rimasero per secoli un vero e proprio segreto. Basta pensare che la corte imperiale cinese pretendeva che nessuno venisse a conoscenza dei segreti di questa arte raffinata e pregiata.

Tintura

L’arte della tintura in Italia



Dopo le crociate, l’arte della tintura dei tessuti arrivò finalmente anche in Italia: a Firenze nel 1400 sorgevano oltre 200 laboratori di tintoria. I primi grandi traffici commerciali recapitarono, poi, in Italia sostanze chimiche rudimentali, utili ad ottenere colorazioni nuove e sempre più ricercate, e macchinari via via sempre più all’avanguardia.
I colori sintetici apparvero, fin da subito, come più convenienti, economici e resistenti, motivo per cui non impiegarono troppo tempo prima di soppiantare i pigmenti naturali. Al tempo, tra l’altro, erano completamente ignorati gli effetti dei colori artificiali sull’ambiente e la loro diffusione travolse completamente prima l’Europa e poi il mondo intero.

Oggi l’arte delle antiche tinture naturali viene sempre più recuperata da piccole aziende locali nelle quali i sapienti artigiani, nel rispetto di una tradizione tutta italiana, danno nuovamente vita, a distanza di secoli, a quei processi naturali di estrazione del pigmento da fiori e piante.
Recuperare le antiche tecniche significa riportare sul mercato, oggi dominato da abiti e colorazioni standardizzate e prive di anima, dare un carattere e un’emozione unica ad abiti e accessori unici ed inimitabili che, grazie ad una colorazione artigianale, acquisiscono un valore senza prezzo.
La storia della pelletteria Made in Italy, con sede a Firenze, si unisce alla lunga tradizione della tintura, tra segreti ed innovazione, dando vita a vestiti e accessori ai quali nessuno saprà resistere.