Le origini dell’utilizzazione della pelle
L’uso della pelle ha origini dalla preistoria, quando l’uomo sfruttava la pelli degli animali cacciati
per proteggersi dal freddo e dalle intemperie, benché la pelle, per le sue caratteristiche intrinseche, durasse solo alcuni giorni prima di imputridire. Col tempo (probabilmente non sapremo mai se per caso o intenzionalmente) l’uomo imparò che la pelle esposta al fumo del fuoco aveva una resistenza maggiore, cosa che succedeva anche alla pelle che fosse stata immersa in acqua assieme a foglie o rami. La scoperta successiva fu capire che la pelle bagnata con acqua in cui erano disciolte le pietre del focolare, calcinate per effetto delle fiamme, presentava una certa facilità nella perdita del pelo della pelle stessa.
Produzione articoli in pelle
In pratica l’uomo aveva fatto tre scoperte di origine chimica: la concia alle aldeidi, quella ai tannini e l’uso della calce, tre procedimenti che sebbene migliorati dalla moderna tecnologia sono ancora in uso per le operazioni di concia delle pelli.
Il procedimento durò, praticamente invariato, fino alla seconda metà del XIX secolo. È in questo periodo che venne introdotto l’uso del bottale: un cilindro che ruotava intorno al proprio asse contenendo, al suo interno, l’acqua, i prodotti chimici e le pelli. Il funzionamento del bottale esaltava la penetrazione dei prodotti chimici nella pelle: in questo modo la concia divenne un’operazione molto più rapida.
La moderna produzione
La produzione articoli in pelle fece un ulteriore passo in avanti nel periodo di transizione fra il XIX e il XX secolo: è di quegli anni l’introduzione del cromo trivalente nel processo di concia che rende la pelle imputrescibile e limita l’intero processo a poche ore, contro i diversi giorni necessari fino ad allora. Si calcola che l’85-90% della produzione mondiale odierna sfrutti questo metodo di produzione.